Retegui si è inceppato e ora l’Atalanta rischia
Fino a poche settimane fa, l’Atalanta faceva sognare i propri tifosi: un gioco brillante, gol a raffica e un tridente offensivo da urlo. Ora, però, quel sogno chiamato scudetto si è dissolto, e la squadra di Gasperini si trova costretta a difendere con le unghie e con i denti l’ultimo posto utile per la Champions League.
Il momento è delicatissimo: nel prossimo weekend, in caso di vittoria contro la Dea, il Bologna potrebbe superarla in classifica. Occhio anche alle inseguitrici, su tutte la Juventus, che affronterà in casa il Lecce. Ma cosa ha provocato questa improvvisa flessione degli orobici in un momento così cruciale della stagione?

Retegui / IPA Sport
Tridente spuntato: Retegui e i suoi fratelli
Il reparto offensivo, per settimane punta di diamante del progetto Gasperini, sta vivendo un momento di evidente difficoltà. Tre partite, zero reti, tre sconfitte: un dato che fotografa il momento della squadra e il rallentamento di un tridente che aveva fatto parlare di sé per intensità, velocità e cinismo.
Retegui, che fin qui ha messo a referto 22 gol stagionali, ha avuto la chance più nitida nella sfida contro la Lazio, ma di fronte a Mandas ha optato per una conclusione prevedibile, senza la solita lucidità che lo aveva reso letale. Il paragone con le sue reti contro Juventus ed Empoli è inevitabile: lì aveva scelto traiettorie perfette, angolate, impossibili da leggere per i portieri. Domenica, invece, è sembrato esitante, quasi frenato nel momento decisivo.

Ademola Lookman (LaPresse)
Anche Lookman, solitamente tra i più dinamici e imprevedibili dell’attacco bergamasco, ha mostrato un’insolita prudenza. Due occasioni in area in cui ha preferito il passaggio alla conclusione diretta raccontano di un giocatore forse in cerca di certezze, quando fino a poco fa il suo marchio di fabbrica era l’audacia: dribbling, accelerazioni, tiri improvvisi.
Poi c’è Charles De Ketelaere, che non segna da oltre 100 giorni. Il talento belga, protagonista assoluto nella prima parte di stagione con giocate da rifinitore e incursioni decisive, appare oggi distante dalla porta e poco coinvolto nell’ultimo terzo di campo. Non è solo una questione statistica: il suo baricentro si è abbassato, e la sua presenza nell’area avversaria è diventata sempre più intermittente.
E domenica c’è il Bologna…
Il dato tecnico è solo una parte del problema. Quello che sembra essere cambiato è l’approccio mentale della squadra. L’Atalanta ha perso l’istinto, il coraggio, la rapidità di esecuzione che la rendeva letale. Dove prima c’erano giocate d’istinto, oggi c’è riflessione. Dove prima si tentava la conclusione al primo spiraglio, oggi si cerca l’opzione più sicura. La conseguenza è una manovra offensiva più lenta, più prevedibile, meno efficace.

De Ketelaere (Credit: Lapresse)
Eppure, i segnali positivi non sono spariti del tutto. La qualità c’è, la costruzione del gioco rimane fluida, e la squadra continua a creare occasioni. Ma manca la scintilla finale, quel colpo secco che fa la differenza tra un’occasione e un gol.
Domenica contro il Bologna, al Gewiss Stadium, sarà una gara chiave non solo per la classifica, ma per il morale e l’identità del gruppo. Ritrovare il gol significherebbe ritrovare fiducia, convinzione e continuità. Il talento non è in discussione, ma servirà più coraggio sotto porta e la capacità di tornare a giocare con leggerezza e ferocia.
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