Dopo sei lunghi anni di attesa, il Padova è tornato in Serie B. Un traguardo raggiunto al termine di una stagione emozionante e sofferta, culminata con il punto decisivo conquistato in trasferta sul campo del Lumezzane (0-0), mentre la contemporanea sconfitta a Trento (3-1) del Vicenza, 2° in classifica e costretto ai playoff, ha reso la festa ancora più dolce.
Un risultato che ha riportato entusiasmo in una città legatissima alla propria squadra, come ci racconta Filippo Maniero, padovano d’origine e cresciuto proprio nelle giovanili biancoscudate, intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni.

Filippo Maniero
Per Maniero, il ritorno del Padova tra i cadetti ha un valore speciale: “È la città dove sono nato e dove vivo tuttora, quindi è casa mia praticamente”, spiega. “La mia carriera calcistica è profondamente legata al Padova: aver iniziato da bambino e aver vestito la maglia della prima squadra rende tutto ancora più emozionante. Dopo tanto tempo, la soddisfazione di essere di nuovo in Serie B è stata enorme”.
Insieme all’ex bomber di Venezia, Verona, Milan, Torino, Parma abbiamo parlato dell’atmosfera che si respira in città, soffermandoci anche sulla corsa salvezza in Serie A, che riguarda da vicino ai lagunari. Una riflessione anche sul Milan, sul futuro di Jovic, protagonista con una doppietta contro l’Inter nella semifinale di ritorno di Coppa Italia, e su Vincenzo Italiano, allenatore del Bologna ed ex compagno di Maniero all’Hellas nella stagione 1996-1997.
Una promozione attesa a lungo. Dopo svariati tentativi il traguardo è stato raggiunto, che aria si respira in città e in provincia?
“Beh, una grande frenesia. Venerdì in Prato della Valle e in centro città, c’era tantissima gente che ha aspettato da lunedì. Era un’attesa spasmodica, perché negli ultimi anni, secondo me, la squadra meritava già di essere promossa. Ricordo situazioni incredibili, come la sconfitta ai rigori contro l’Alessandria, oppure le due stagioni in cui ha incontrato prima il Südtirol e poi il Mantova, due squadre quasi perfette che hanno perso pochissime partite in campionato. Nonostante non sia riuscita a tornare subito in Serie B, il Padova ha sempre lottato fino all’ultima giornata. Perciò penso che in questo momento si sia meritato tutto quello che ha ottenuto”.
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È stata una stagione particolare: il Padova aveva iniziato fortissimo, poi c’è stata la rimonta del Vicenza e il sorpasso. C’è stato un momento, soprattutto nella parte finale, in cui si temeva di rivivere certi fantasmi?
“Sì, è logico che erano un po’ tornati i fantasmi degli ultimi anni, perché dopo una cavalcata per tre quarti di campionato, dove il Padova era arrivato anche a più dieci sulla seconda, ritrovarsi a tre giornate dalla fine con il Vicenza che aveva effettuato il sorpasso è stato difficile. I fantasmi sono tornati, come era successo nelle altre annate. Sono stati momenti difficili per tutto l’ambiente, per i tifosi, per la stampa. Veramente un momento di sconforto”.
“Poi, secondo me, un pizzico di fortuna c’è stato con la sconfitta del Vicenza a Verona contro la Virtus, che ha cambiato un po’ le carte in tavola. Se il Vicenza nelle ultime tre partite avesse fatto bottino pieno, oggi non saremmo qui a parlare della promozione del Padova. Quindi il Padova ha avuto anche un po’ di fortuna nel momento in cui sembrava che il Vicenza avesse il campionato in tasca. Alla fine è stato un mix di bravura per tre quarti di campionato e un po’ di fortuna nel finale“.
Oltre a quello con il Vicenza, qual è il derby più sentito per il Padova?
“Sicuramente quello con il Venezia, oltre a quello con il Vicenza. Quest’anno, visto che il Venezia è in Serie A, il derby numero uno è stato con il Vicenza. Gli altri derby sono sentiti, certo, però questi due sono quelli più importanti, anche perché sono le squadre più vicine a noi come distanza chilometrica. Dopo il Vicenza, sicuramente il Venezia è la squadra con cui sentiamo di più la rivalità”.

Luka Jovic (LaPresse)
A proposito di Venezia, domenica affronterà il Milan. Da ex questa è un po’ la tua partita. Daresti una seconda chance a Jovic, dopo l’exploit in Coppa Italia?
“Secondo me dipenderà da chi sarà l’allenatore. Jovic ha dimostrato di essere un ottimo attaccante, però, come tanti altri, gli è mancata la continuità. Gli attaccanti che garantiscono continuità sono pochi e trovare un attaccante che ogni anno faccia 15-20 gol è quasi impossibile, perché di solito li hanno solo le grandissime squadre.
Jovic fa parte di quel parco attaccanti che alterna momenti in cui sembra un attaccante di primissimo livello a periodi di difficoltà. La continuità è fondamentale per diventare il titolare in una squadra come il Milan. Sinceramente non ti saprei dire se lui possa essere l’attaccante titolare del Milan il prossimo anno”.
Venezia in crescita, Empoli e Lecce sembrano più in difficoltà, i lagunari riusciranno a salvarsi?
“Se prendiamo in considerazione l’ultimo periodo, sicuramente sta meglio il Venezia rispetto a Lecce ed Empoli, su questo non ci sono dubbi. Quindi per il rush finale se la può giocare benissimo. Come hai detto tu, secondo me, fino all’ultima giornata sarà una lotta tra queste tre squadre per evitare la retrocessione. Io mi auguro che sia il Venezia a salvarsi, sia per il mio passato con loro, sia per il fatto che sono veneto. Mi farebbe molto piacere se il Venezia rimanesse in Serie A“.

Eusebio Di Francesco, Venezia (Lapresse)
“Secondo me ha tutte le carte in regola per farcela, soprattutto considerando il buon momento che sta attraversando. Quando arrivi alla fase finale di un campionato e stai bene fisicamente e mentalmente, hai sicuramente un vantaggio rispetto a chi sta arrancando. In questo momento il Venezia mi sembra la squadra più in forma tra Empoli, Lecce e Venezia stesso. Mi auguro davvero che riesca a trovare quello spunto decisivo per tirarsi fuori dalle ultime tre posizioni”.

Vincenzo Italiano, Bologna -Lapresse
Vincenzo Italiano è stato tuo compagno di squadra al Verona: da Firenze a Bologna, che ne pensi del suo percorso da allenatore?
“Mi ha stupito molto, in positivo. Non avrei mai pensato che potesse raggiungere questi livelli. Dal punto di vista umano sono contentissimo per lui, perché se lo merita tutto. Era un ragazzo che già all’epoca, quando veniva dalla Primavera e giocava in prima squadra a Verona, mostrava di avere un carattere diverso, qualcosa in più rispetto agli altri. Era un grandissimo ragazzo, un grande amico. Sono davvero contento per la carriera che sta facendo da allenatore, anche se non avrei mai immaginato che potesse raggiungere traguardi così importanti. Gli auguro tutto il meglio da qui alla fine della sua carriera”.
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