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Razzismo negli stadi, il calcio italiano deve unirsi e combatterlo

Il ministro per lo sport Andrea Abodi è intervenuto durante l’incontro con la Comunità Ebraica di Roma: “Serve presenza costante da parte di tutti”

Andrea Abodi
Foto Francesco Benvenuti/LaPresse 09 maggio 2022 Roma - Italia calcio Lega Serie A, Charity Gala Dinner powered by eBay in favore di Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro e Save the Children al Rome Cavalieri – Waldorf Astoria Hotel in occasione della Finale di Coppa Italia Frecciarossa 2021/2022. Nella foto: ANDREA ABODI Photo Francesco Benvenuti/LaPresse May 09, 2022 Rome - Italy soccer Lega Serie A, Charity Gala Dinner at the Rome Cavalieri - Waldorf Astoria Hotel. In the pic: ANDREA ABODI

Il razzismo, nel calcio, esiste a tutti i livelli. Nei campi dei dilettanti a volte sono i giocatori, in campo, a compiere azioni e a utilizzare parole offensive nei confronti di ragazzi di colore o di altre etnie. Ragazzi che potrebbero vivre l’anno dopo lo stesso spogliatoio, magari giocando nella stessa squadra. E’ incredibile, se ci  pensiamo bene. Ma succede. E se capita anche (e ancora) in ambito giovanile significa che il problema esiste. Eccome se esiste. Nel 2017 fece scalpore, in provincia di Bologna, il caso di un calciatore di Prima Categoria che fece il saluto romano dopo aver segnato. Partì un’indagine per il reato di apologia del fascismo, il giudice archiviò tutto. Ma il gesto rimane. 

Nel calcio professionistico invece i colpevoli sono i tifosi. I casi si susseguono su tanti, troppi stadi, dove alcuni sostenitori (che forse nemmeno dovremmo definire tali) si lasciano andare a cori e insulti di stampo razzista. E’ vero, il confine tra urlare qualcosa di offensivo a un calciatore per cercare di destabilizzarlo piuttosto che qualcosa che lo offende nel profondo, sfociando in un insulto che tocca la sua razza o le sue origini, è davvero sottile. Ma come ha detto giustamente oggi Andrea Abodi, ministro per lo sport e per i giovani, “nei luoghi di sport non devono esserci equivoci, serve presenza costante che responsabilizzi individualmente e collettivamente”.

Abodi: “Il calcio deve essere unito”

Abodi ha detto queste parole a margine dell’incontro con la Comunità Ebraica di Roma, commentando gli episodi di razzismo e antisemitismo che purtroppo ancora oggi si verificano nel mondo del calcio e dello sport. Un discorso che ha toccato tanti nodi. “Conosco l’attenzione di Coni, Serie A e Figc su questo fronte ma dovremo essere uniti – ha sottolineato Abodi -. Anche i club dovranno uniformarsi, ma tramite una scelta sincera. Sarà importante presidiare il presente e legare tutto al percorso scolastico. Dobbiamo lavorare su una comunicazione permanente e la scuola deve diventare il motore principale, perché è un’anticipazione del futuro. Dobbiamo rendere strutturati i programmi per la formazione.

All’incontro era presente anche Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma. “Con grande preoccupazione e attenzione osserviamo quello che accade ormai di frequente negli stadi e anche all’esterno – ha spiegato Dureghello -. Serve la volontà di riportare l’ordine e l’attenzione, se non la repressione, di fronte a queste dimostrazioni intollerabili ed inaccettabili. Siamo grati al ministro e ci mettiamo a disposizione del Governo”.

La Giornata della Memoria, istituita per non dimenticare mai le vittime del’Olocausto e gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, è stata celebrata solo una settimana fa. Facciamo sì che il 27 gennaio non sia l’unico momento in cui si combattono le discriminazioni razziali. Bisogna combatterle 365 giorni all’anno. Anche negli stadi. 

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