Rivoluzione, una parola che in casa Juve conoscono bene negli ultimi anni. Spesso però si porta dietro un’aria nuova, un cambiamento radicale, mentre nei corridoi della Continassa si è respirato sempre in modo pesante. Poca pazienza e ansia di tornare a vincere: uno stato d’animo che non ha aiutato i bianconeri nelle ultime stagioni. A cinque anni dall’ultimo scudetto, la Vecchia Signora non sembra aver trovato ancora il quadro giusto e ora Elkann, numero uno di Exor e figura chiave nella proprietà bianconera, è intervenuto in prima persona per cercare di ridare forza a quello che è stato il segreto di Madama negli anni: la dirigenza.
Giuntoli out, le colpe del direttore
Alla Juve gli errori non pesano come in tutte le altre squadre, hanno un rimbalzo mediatico diverso, una eco che poi è difficile da domare. Giuntoli durante la stagione ha dovuto convivere con una serie di “accuse”, dalla scelta dell’allenatore, Thiago Motta, fino a giocatori che non hanno rispettato il valore di mercato. E tra Koopmeiners e Douglas Luiz si arriva circa alla cifra che in passato Marotta ha staccato per HIguain.
Tempi e momenti diversi, non si possono paragonare, ma gli errori di valutazione del dirigente restano. In due anni i “colpi di campo” non sono stati tanti, sicuramente Thuram. Ha dovuto più gestire che scoprire e si è snaturato. Ma gli errori restano, così come i tanti soldi investiti che per ora non hanno portato i loro frutti. Ma è solo colpa sua?

Giuntoli, Juventus LaPresse
Juve, il concorso di colpe
Quando in un castello di carte ne muovi una, poi crolla tutto. E a volte basta anche un soffio. Il castello della Juve in questi anni non è stato solido, a partire dalla base fino al vertice. Dall’addio di Agnelli e tutto il CDA, i bianconeri non hanno avuto più un presidente presente davanti i microfoni e nelle scelte importanti, conosciamo appena la voce di Ferrero. E anche Scanavino si è visto di rado. A prendersi tutte le lamentele è stato Giuntoli, che ha fatto da parafulmine al momento complicato del club. L’unico a metterci la faccia. Ma attorno al tavolo dirigenziale non siede solo una persona, la pianificazione di una stagione è sempre condiviso. Ed ecco allora che Elkann si è attivato per irrobustire quella che dovrebbe essere la colonna portante del club.

Foto Marco Alpozzi/LaPresse
La dirigenza Juve 2.0: nuovi volti, compiti e strategie
La Juve si appresta dunque a vivere un nuovo capitolo della sua evoluzione dirigenziale. L’obiettivo è rafforzare la struttura operativa in un momento cruciale per il futuro del club, con cambiamenti significativi all’orizzonte. A segnare la svolta oltre l’addio di Cristiano Giuntoli, è anche quello di Francesco Calvo. Il dirigente, da tempo al centro delle dinamiche gestionali, avrebbe manifestato la volontà di intraprendere una nuova avventura professionale, con la Premier League come probabile meta. Una partenza che rischia di lasciare un vuoto, ma che allo stesso tempo apre la strada a una nuova fase di rilancio interno.

Chiellini (Lapresse)
In questo scenario prende sempre più forma l'”aumento di poteri” a Giorgio Chiellini. Dopo una prima esperienza da “apprendista dirigente”, l’ex capitano è ora pronto ad assumere un ruolo operativo di primo piano. Il suo inserimento in pianta stabile nella governance sportiva rappresenterebbe un passaggio simbolico e strategico: un uomo di campo chiamato a incidere anche dietro le scrivanie. Il progetto di Elkann punta dunque a consolidare la visione a lungo termine, con una dirigenza più strutturata e competente. Un percorso di rinnovamento che trova conferma anche nell’arrivo di Damien Comolli, figura esperta e internazionale, il cui ingresso si inserisce perfettamente nella nuova linea tracciata dal vertice del club.
Comolli, il “nuovo Marotta” della Juve
Manca solo la formalità dell’annuncio, ma ormai non ci sono più dubbi: Damien Comolli è pronto a entrare nei vertici dirigenziali della Juventus. La firma sul contratto è attesa a breve, ma resta ancora un interrogativo centrale: quale sarà il suo ruolo preciso all’interno dell’organigramma bianconero? Dovrebbe assumere un incarico inedito nella struttura attuale del club, con un profilo di vertice e una marcata impronta sportiva. L’ex presidente del Tolosa sarà il punto di raccordo tra l’area tecnica e quella manageriale, rispondendo direttamente all’amministratore delegato Maurizio Scanavino. Un ruolo che richiama da vicino quello ricoperto in passato da Beppe Marotta: figura di equilibrio, capace di coniugare visione strategica e competenza calcistica.
Nel frattempo, prende quota anche l’ipotesi del ritorno di Tognozzi. Dopo l’esperienza in Liga come direttore sportivo del Granada, il dirigente potrebbe rientrare a Torino per contribuire al potenziamento dell’area tecnica. Un altro segnale della volontà del club di rinnovare profondamente il proprio assetto sportivo, puntando su figure esperte e già collaudate.
J’ai démissionné ce jour du poste de President du Toulouse FC avec effet immédiat.
C’est sans aucun doute la décision la plus complique que j’ai eu a prendre sur un plan professionnel de toute ma carrière, que j’ai mûri depuis plusieurs mois maintenant.
Car les liens affectifs…— Damien Comolli (@DamienJComolli) May 28, 2025
Chi è Comolli, i grandi colpi e le competenze
Nonostante la sua età non sia avanzata, la carriera del dirigente francese è già lunga e articolata, segnata da esperienze nei principali club europei e da un’evoluzione professionale che l’ha portato dalle giovanili del Monaco a dietro la scrivania. Ex calciatore mai approdato stabilmente al professionismo, Comolli ha presto compreso che il suo futuro non era in campo. Scout brillante, capace di individuare talenti in erba, si è trasformato in direttore sportivo e poi in manager di livello internazionale. Ha lavorato con realtà prestigiose come Arsenal, Tottenham — dove fu tra i promotori dell’acquisto di un giovanissimo Luka Modrić per 21 milioni di euro — Liverpool e Fenerbahçe, prima di approdare al Tolosa, guidato dal fondo RedBird Capital.
Ma cosa rende Comolli un profilo così appetibile per la Juventus? Oltre a un curriculum ricco e internazionale, ciò che colpisce è il suo metodo. Appassionato di analisi dati, intelligenza artificiale e modelli predittivi, prende decisioni basandosi su criteri scientifici e misurabili. Il suo approccio analitico, tuttavia, non sacrifica la componente umana e strategica del calcio: l’obiettivo è sempre quello di coniugare risultati sportivi e sostenibilità economica. Ed è proprio questa sua capacità di creare equilibrio — tra ambizione e bilanci, tra investimenti e contenimento dei costi — a convincere la dirigenza bianconera. In un’epoca in cui la Vecchia Signora è chiamata a ricostruire senza perdere di vista la solidità finanziaria, l’ex Tolosa rappresenta la sintesi ideale tra innovazione e rigore gestionale. La rivoluzione bianconera, dunque, potrebbe parlare francese.
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