Bologna-Milan, la partita della verità
Atto terzo soltanto in questa stagione, è il capitolo 189 guardando invece al disegno completo: Bologna-Milan è la chiusura del cerchio per quanto riguarda la Coppa Italia 24/25. Una partita che si porta dietro vari temi interessanti: dalle scelte di formazione, in particolare i ballottaggi in zone di campo molto simili, passando per i precedenti che fanno pendere l’ago della bilancia da una parte.
I precedenti si tingono di rossonero, ma nelle coppe…
L’incontro in programma stasera è valido per l’atto conclusivo della competizione, pone l’accento sull’importanza del saper contestualizzare gli eventi. Guardando infatti all’insieme, il Milan arriverebbe da stra-favorito al confronto: in 188 precedenti ha raccolto 88 vittorie, 47 pareggi e 53 sconfitte. Eppure, restringendo il campo alla sola Coppa Italia, troveremmo dei risultati molto meno sbilanciati: bilancio di 14 confronti diretti, con 6 successi colorati di rossonero e 5 trionfi tinti di rossoblù; nel mezzo anche 3 pareggi. L’esito dunque è tutt’altro che scontato, anche perché in questo mosaico si aggiunge un ulteriore tassello: quello dei momenti di forma. Nonostante il 3-1 maturato in campionato lo scorso venerdì, il Bologna guarda con più ambizioni di classifica alla parte alta del campionato, in particolare al quarto posto distante soltanto due punti.
Il momento delle due squadre
In netta crescita però la banda di Conceicao, che compattandosi dietro le certezze portate dal 3-4-2-1 ha ritrovato quanto meno una certa continuità nei risultati. 4 vittorie nelle ultime 5 di campionato, alle quali va aggiunto il secco 0-3 nel derby di ritorno che li ha portati all’Olimpico a giocarsi la finale di Coppa Italia. Più sporche invece le percentuali dei felsinei: un pareggio illustre con il Napoli, lo scivolone con l’Atalanta e poi un altro grande picco di felicità che coincide con l’1-0 inflitto all’Inter; a seguire però, il passo falso in casa dell’Udinese, il pareggio interno con la Juventus e il K.O. a San Siro.

Posch Bologna (Lapresse)
Piccola nota a margine, che contribuisce a dare motivazione ad una delle due squadre: nonostante un periodo di netta crescita, i rossoblù nelle ultime 10 stagioni hanno affrontato il “diavolo” 20 volte, finendo all’inferno in 14 occasioni e rimandandolo a casa con la coda fra le gambe soltanto in 2 casi. Insomma, una percentuale del 16,6% dei punti raccolti su un totale di 60, con un’impietosa differenza reti di -22 (16 reti segnate e 38 subìte).
Lo storico nelle finali per Bologna e Milan
Da una parte un trofeo che porrebbe fine ad un digiuno lungo 51 anni; sull’altro lato del rettangolo verde, la fame di rivalsa rispetto ai risultati recenti nella competizione. Il Bologna torna a giocare una finale di Coppa, ed era dal 1974 che i felsinei mancavano l’appuntamento: curiosamente però, la squadra di Italiano ha una percentuale del 100% di vittorie quando si ritrova nell’atto conclusivo del torneo. I due precedenti sono proprio quello del 1974 (quando venne battuto il Palermo ai rigori) e quello del 1970 (decisivo il 2-0 contro il Torino).

Alex Jimenez, Milan (Lapresse)
Non si può dire lo stesso invece del ruolino di marcia del Milan: si tratta della terza finale nelle ultime 10 stagioni, nonché la 14esima nella storia. Entrambi i precedenti più recenti vedono i ragazzi di Conceicao dalla parte sbagliata della storia, sconfitti dalla Juventus (4-0 nel 2018, 1-0 nel 2016). Per questo si tratta di un successo che avrebbe un peso specifico non indifferente, e riporterebbe il trofeo nella bacheca di “Casa Milan” 22 anni dopo l’ultima volta.
Il Milan e il “paradosso dei due trofei”: la Coppa Italia salverebbe Conceicao e la stagione
Una domanda a cui molti tifosi risponderebbero senza pensare e con un secco “no”. Grava sulle spalle dei rossoneri un’eliminazione fin troppo prematura in Champions League, con la sensazione di non averci mai provato sul serio. Eppure, con la graduale risalita dell’ultimo periodo, Conceicao si è regalato la seconda finale consecutiva da quando è al Milan, con la possibilità di arricchire ulteriormente la bacheca personale (sarebbe il tredicesimo successo da allenatore) e del club. Una dinamica che porterebbe ad un rimescolamento delle carte? Difficile, vista la lontananza dal quarto posto e la prospettiva di giocare l’Europa League la prossima stagione.

Conceicao-Milan (Lapresse)
Intanto però, si potrebbero gettare le basi per chiunque arrivi nella prossima stagione. In rapporto al capitale umano a disposizione, il portoghese si è rifugiato nel 3-4-2-1 e ha trovato un ottimo riscontro. In più, a risentire in positivo degli accorgimenti nell’ultimo periodo sono stati Jovic (da separato in casa a risorsa insospettabile, nonché mattatore del derby), Theo (sganciato da eccessivi compiti di copertura) e Leao (2 timbri e 3 offerte ai compagni dall’11 aprile, giorno della transizione verso la difesa a 3). Oltre ad aver rafforzato i ruoli di leader tecnici e carismatici di Reijndeers (2 graffi e 1 assist dalla partita con l’Udinese) e Pulisic, che nella gara di campionato ha dimostrato che sa come si destabilizza la difesa del Bologna (1 gol e 1 assist), e che contro i rossoblù ha un conto aperto da 2 reti e 1 servizio per i compagni in 4 precedenti.
I dubbi di formazione e quel filo conduttore comune tra Bologna e Milan
Nella testa di Italiano e Conceicao si insinuano pensieri intrusivi: dubbi amletici per il tecnico ex Fiorentina, che al quarto tentativo vuole spezzare la maledizione delle finali (2 perse in Conference League, 1 in Coppa Italia). Riflessioni profonde invece per il portoghese, che coincidono con quelle ultime riserve che andranno sciolte anche in casa Bologna. Il filo ininterrotto che collega inesorabilmente i destini dei due club riguarda il ballottaggio in attacco: Dallinga-Castro da un lato, Jovic-Gimenez dall’altro. Sulla carta, si dovrebbe optare per la garra e il killer instinct tutto in salsa sudamericana, eppure sia l’olandese che il serbo sono due “wildcard” che hanno restituito tante indicazioni positive nell’ultimo periodo.

Thijs Dallinga (LaPresse)
L’analisi dei due ballottaggi
Il classe 2000 dei felsinei ha messo la freccia del sorpasso dal 29 marzo: parte titolare nella trasferta di Venezia e da lì lascia soltanto le briciole al 2004. In totale, sono 9 partenze dal 1′ consecutive, nelle quali mette a referto 2 gol e 3 assist: il certificato di garanzia su un apprendistato ormai terminato e su un lavoro da rifinitore e catalizzatore offensivo che adesso gli appartiene. Eclissi totale invece per Castro: gli è rimasto il colpo in canna dal 16 marzo e nelle successive 9 partite colleziona soltanto 72 minuti in campo. Confronto che farebbe pendere l’ago della bilancia dalla parte di Dallinga, anche se Italiano potrebbe sparigliare le carte e pensare a qualche mossa per sovvertire le aspettative.
Tra le mura di Milanello invece, ad infiammare il pre-partita è il ballottaggio tra Jovic e Gimenez. Il primo si è dimostrato nuovamente un killer dal fiuto affidabile, mentre il messicano ha raccolto un’iniezione di fiducia impressionante proprio nel weekend. L’ex Feyenoord ha affondato 2 morsi alla giugulare del Bologna, orientando i tre punti dalla parte del Milan e rafforzando la sua candidatura per un posto dall’inizio stasera.
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