Inter, ecco il nome della finalista: cosa ci ha detto Arsenal-Psg
Smaltita la sbornia e l’euforia per una finale di Champions League che entrerà negli annali del club, l’Inter si è seduta comodamente sul divano per godersi Psg-Arsenal. Sovversione dell’aspettativa o epilogo già scritto dall’andata? In entrambi i casi, i nerazzurri erano consapevoli che chiunque fosse uscito vincitore dalla serata del Parco dei Principi, sarebbe diventato automaticamente un avversario tosto. Alla fine, la spuntano i parigini, che spalancano le porte ad una finale caratterizzata da “prime volte” e statistiche affascinanti.

Arsenal-Psg (LaPresse)
Sembra un remake della semifinale: ma è davvero così?
Da una squadra che ricerca il dominio e l’aggressione sul portatore di palla, ad un’altra che applica gli stessi concetti senza portarli all’estremo. La deriva pericolosa imposta da Flick, ovvero una linea difensiva che lascia almeno 40 metri alle sue spalle, ha mostrato crepe che contro l’Inter possono trasformarsi in fratture nel giro di pochi secondi. E allora, ecco le variazioni sul tema, una rilettura sicuramente più equilibrata di una filosofia comunque votata alla proposta. I nerazzurri coprono di media 73,22 km per partita (1029 in totale), conseguenza diretta della densità e di una fase di transizione sempre molto verticale, che si autoalimenta grazie ai 99 tackle vinti (7,04 a match) e i 522 recuperi (37,29 per allacciata di scarpe).
Discorso diverso per quanto riguarda il Psg, che a differenza del Barcellona copre più campo e corre di più: 1451 km percorsi, 90,38 per partita, contro i 1164 dei Blaugrana. Un elemento che evidenzia la doppia natura del gioco di Luis Enrique, che alla riaggressione immediata alterna anche momenti di blocco basso e ripartenza fulminea. Il tutto coadiuvato da 105 tackle vinti e 694 recuperi di palla, che aiutano a fluidificare la transizione offensiva e la riconquista del possesso (che in effetti si assesta sul 59,57 %). Prepariamoci dunque ad un confronto di stili, uno scontro anche a livello concettuale tra due gruppi che delle proprie convinzioni hanno fatto un mantra da seguire.
Finale di Champions League: quando e dove si gioca
Prendetelo come un piccolo promemoria, un’occasione in più per segnare con il rosso la data sul calendario e liberarsi da impegni con chiunque. L’atto conclusivo della Champions League 24/25 si giocherà il 31 maggio 2025, a partire dalle 21:00 in diretta dall’Allianz Arena di Monaco di Baviera. L’ennesimo corso e ricorso storico, visto che proprio in quello stadio i nerazzurri avevano messo la freccia nel doppio confronto con il Bayern ai quarti di finale.
Psg-Inter, una finale…inedita: i precedenti
Uno spettacolo pirotecnico, un cocktail di emozioni contrastanti che esploderà in una notte sola per creare scintille; il tutto condito da un’affascinante prima volta. All’Allianz Arena andrà in scena il primo capitolo tra Psg e Inter nella storia in partite ufficiali. I parigini e i nerazzurri infatti si sono affrontati soltanto in amichevole in 5 precedenti, con un ruolino di marcia composto da 1 pareggio, 3 vittorie targate Paris e 1 successo a tinte nerazzurre. L’ultimo confronto è datato 1 agosto 2023: nella cornice del Japan Tour, i ragazzi di Inzaghi si impongono per 1-2 in rimonta con le reti di Esposito e Sensi a ribaltare l’acuto di Vitinha.
Inzaghi contro la “Cabala” di Monaco: la statistica
Il 31 maggio si tornerà a giocare una finale di Champions League nella casa del Bayern, a 13 anni dall’ultima volta. E a dare un’atmosfera ancora più unica al primo storico confronto ufficiale tra Psg e Inter ci pensa una statistica. All’Allianz Arena (o nel suo antenato Olympiastadion), vige una legge alquanto singolare: nei 4 precedenti, tutti i vincitori della competizione si laureavano campioni d’Europa per la prima volta nella propria storia. Riavvolgiamo ad esempio il nastro al 30 maggio 1979: il Nottingham Forest scrive il suo nome sulla Coppa dalle grandi orecchie regolando in finale il Malmo per 1-0.

Drogba al Chelsea nella Champions League 2011/12 (LaPresse)
Anche il 26 maggio 1993, il Marsiglia affonda il Milan con il colpo di Boli, diventando campione d’Europa. Succede lo stesso il 28 maggio 1997, quando il Borussia Dortmund spezza il sogno della Juventus con un 3-1 marchiato a fuoco dalla doppietta di Riedle e dal gol di Ricken. Infine, lo stesso Bayern Monaco ha assaggiato il sapore amaro della sconfitta sotto al proprio cielo, per mano del Chelsea di Di Matteo e dopo un’estenuante lotta di nervi ai rigori.
Psg-Inter segna la fine di un’era: dopo 21 anni, in finale non ci saranno spagnole, inglesi o tedesche
I tre colossi del calcio europeo abdicano in seguito ad un periodo di dominio: dopo 21 anni, la finale di Champions League torna a non avere rappresentanti del campionato spagnolo, inglese o tedesco. Sembrava impossibile spezzare l’egemonia, specialmente considerando colossi come Real Madrid e Barcellona che insieme fanno registrare 11 partecipazioni, più del 50% delle 21 finali prese in considerazione. L’ultima volta risaliva al 26 maggio 2004, con l’esotico confronto tra Porto e Monaco che aveva acceso i riflettori dei top club europei sul nome di Mourinho, allora tecnico dei lusitani.
Marsiglia-Milan: l’ultima finale di Champions tra un’italiana e una francese
32 anni dopo, l’epilogo della coppa europea più ambita vede di fronte due realtà della Serie A e della Ligue 1. Psg-Inter ci permette di azionare la macchina del tempo e tornare a quel 26 maggio 1993, giorno in cui il Marsiglia superò il Milan di Capello per 1-0, laureandosi campione d’Europa per la prima volta nella sua storia. Sempre la cornice dello stadio del Bayern Monaco a fare da cornice: in quel caso però, si giocò all’Olympiastadion, impianto che fino al 2005 ospitava le partite interne dei bavaresi. Insomma, una sceneggiatura perfetta, o quasi, visto che la banda di Inzaghi vorrebbe inserire un plot twist finale e ribaltare il precedente per portare a casa la Coppa.
Luis Enrique e Inzaghi: i precedenti incrociati
Un duello accesissimo, che si prospetta infuocato anche sulle due panchine. Da una parte, un allenatore artefice di un triplete, dall’altro lato del campo un tecnico che alla sua seconda finale di Champions League vorrebbe alzare al cielo il suo primo trofeo internazionale. Nei confronti diretti, da registrare 2 precedenti per Luis Enrique contro l’Inter: il contesto è quello della sua unica stagione alla Roma, in cui lo spagnolo raccolse una larga vittoria per 4-0 e un pareggio per 0-0. Per il piacentino invece, si tratta di uno scontro inedito con il Psg, mai affrontati prima d’ora in carriera.
Psg-Inter: quanti ex Serie A sull’asse Milano-Parigi
Dall’Italia con furore
A prendere le copertine sono sicuramente Donnarumma e Hakimi, ma non sono i soli ad aver vestito la maglia nerazzurra o quella di un’altra squadra della Serie A. Il portiere ha raccolto 265 presenze con il Milan condite da 88 clean sheet, con un’impressionante media di 1 porta inviolata ogni 3 partite disputate. Il derby invece rievoca ricordi amari, perché negli 11 confronti con i cugini sono arrivate 6 cadute, 3 pareggi e soltanto 2 successi. Il terzino marocchino è stato invece un fattore nella corsa al titolo dell’Inter di Conte: una sola stagione in cui ha infiammato la corsia di destra da attaccante aggiunto, trovando un clamoroso apporto offensivo da 7 gol e 11 assist in tutte le competizioni.

Hakimi (LaPresse)
Un duello col suo passato e un precedente che non fa dormire sonni tranquilli Dimarco e compagni: in una dei suoi 2 confronti contro l’Inter ai tempi del Borussia Dortmund, Hakimi marchiò a fuoco il 3-2 finale con una doppietta. Tra gli altri, lato Psg, troviamo due ex Napoli come Khvaratskhelia e Fabian Ruiz: nel caso del georgiano, 6 precedenti con i nerazzurri e bilancio in negativo, con 3 K.O., 2 pareggi e 1 vittoria; anche lo spagnolo presenta un piatto della bilancia inclinato dalla parte dell’Inter, con 4 scivoloni, 3 pari e 2 vittorie. Sorride invece Marquinhos, che nei 3 scontri diretti con il “biscione” è uscito illeso in 1 match, vincendo gli altri 2.
Due francesi col dente avvelenato
Al contrario, per Marcus Thuram il Psg significa scavare a fondo nel proprio animo, tornando ad una delle delusioni sportive più grandi che abbia mai vissuto. Ai tempi del Guingamp infatti, il francese subì una tremenda batosta, un 9-0 fragoroso e storico il 19 gennaio 2019. Per la serie: “motivazioni e dove trovarle”. Benjamin Pavard ha invece un ruolino di marcia di 9 partite contro i parigini, con 1 pareggio, 4 sconfitte di cui una molto netta (6-1) e 4 vittorie.

Marcus Thuram (LaPresse)
Un parallelismo… inquietante
I corsi e ricorsi storici, ma stavolta con un dato che l’Inter vorrebbe esorcizzare. Nel 2005 infatti, alla morte di Papa Giovanni Paolo II, il Milan perse la finale di Champions League, mentre i nerazzurri vinsero la Coppa Italia. Venti anni dopo, si ripresenta questa possibilità a parti invertite, con i ragazzi di Inzaghi che a Monaco lotteranno per non trasformare in realtà questa dinamica che avrebbe dell’assurdo.
Luca Ottaviano
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