Champions League, l’Inter esce illeso dal primo round col Barcellona
Due pesi massimi divisi da espressioni calcistiche quasi agli antipodi: da uno scontro ideale, muscolare e tecnico ad altissima intensità, esce un pirotecnico 3-3 tra Barcellona e Inter. Match con l’andamento di un rollercoaster, tra discese in picchiata (il doppio gancio nel giro di 21 minuti firmato Thuram-Dumfries), e giri della morte improvvisi come i lampi di talento di Yamal, giocatore che è anello di congiunzione tra calcio e metafisica.

Lamine Yamal esultanza (LaPresse)
Uno slalom fulminante, poi il mancino a baciare il palo lungo senza neanche dare uno sguardo alla porta: un gol che stuzzica l’esperienza sensoriale di qualsiasi appassionato, e ridona linfa ad un “Barca” che finisce la prima frazione ruggendo con il 2-2 targato Ferran Torres. La ripresa segue lo stesso spartito: nerazzurri compatti e mortiferi sulle palle inattive, blaugrana aggrappati all’estro e al killer instinct anche di Raphinha, risvegliatosi dal torpore di un primo tempo con le gambe che non giravano. Nel mezzo, tanto calcio e molte indicazioni interessanti per Inzaghi in vista del ritorno.

Inter esultanza (LaPresse)
Le transizioni come fuoco per alimentare un sogno
I circa 95 minuti di Montjuic sottolineano due elementi critici nell’ingranaggio solo all’apparenza perfetto di Flick: la fase difensiva del Barcellona non si basa su concetti sedimentati nel sistema. Cubarsì e compagni sembrano a tratti muoversi per consuetudini e inerzia, facendosi attirare spesso fuori orbita e finendo con il concedere moltissime transizioni offensive. Queste ultime sono invece forse il tratto distintivo di questa Inter: Thuram e Taremi con un lavoro clamoroso spalle alla porta aprono molti scenari, mentre Barella e i due esterni (in particolare un Dumfries che ha regalato una masterclass dell’aggressione ad una linea difensiva così spregiudicata) attaccano la profondità e affettano la retroguardia.
Anche i corner assumono un ruolo centrale
Oltre ad una fase di copertura disattenta e senza argomenti, c’è un altro elemento che ci aiuta a dare profondità all’analisi. Il dato sui calci d’angolo recita 7 a 2 a favore del Barcellona, eppure il match ha vissuto due sliding door importanti proprio negli unici due giri dalla bandierina ispirati dal destro di Calhanoglu. Statistica che pone l’accento su questa dinamica che diventa spartiacque, fornendo ai ragazzi di Inzaghi un ulteriore topos narrativo, un motivo ricorrente su cui costruire l’impresa anche al ritorno. Concludiamo con una sana dose di freddi ma utili numeri: il doppio e la metà nel confronto tra gol segnati (40) e reti subìte (20) in questa Champions League.

L’acrobazia di Dumfries contro il Barcellona (LaPresse)
Allargando l’inquadratura alla stagione, si può notare con ancor più efficacia come i blaugrana vivano di estremi: nella propria natura, la banda di Flick non ammette sfumature di colore, soltanto tantissimi sprazzi di bianco e qualche macchia di nero che stona nel contesto di un ingranaggio offensivo inarrestabile. Parliamo infatti di 158 timbri (2,92 per partita) in tutte le competizioni, a fronte di 61 gol subìti (media di 1,12 per incontro). Due facce della stessa luna, che sintetizzano perfettamente le fasi di dominio assoluto alternate ai momenti di eclissi difensiva totale.
Barcellona-Inter: la partita dei record per i nerazzurri
Un pareggio anche di resilienza, propensione al sacrificio e fortuna quanto basta, in particolare sui due montanti scheggiati da Yamal. E’ stata però anche una cavalcata segnata da due record, entrambi legati a doppio filo ai gol di Thuram e Dumfries. Nel caso del francese, si tratta del centro più veloce mai segnato nella storia in una semifinale di Champions League.

Inter, Dumfries-Thuram esultanza (LaPresse)
L’olandese invece, con la volée e il colpo di testa che trafiggono Szczesny, si rende autore della prima doppietta di un giocatore dell’Inter in una semifinale. Segnali di una partita che a prescindere dall’esito del ritorno ha lasciato qualcosa di importante.
Luca Ottaviano
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