È sempre colpa degli altri, un pensiero che si ripete come un mantra nel quotidiano e anche nello sport. Si addossano colpe invece che prendersele e puntare il dito contro Guardiola è la moda del momento. Non si applaude la scoperta, ma si è attacca chi l’ha inventata perché non è gestibile da tutti. Quasi un paradosso.
Messi e le dichiarazioni su Pep
“È diverso, vede cose che nessun altro vede. Ha cambiato il calcio. Tutti volevano copiarci. Anzi, ha fatto un po’ di male al calcio, perché la gente cercava di giocare come il nostro Barcellona” – la stessa filosofia di pensiero di Fabio Capello, che su Sky qualche settimana fa ha espresso parole simili, anche se la volontà di Don Fabio non è sembrata proprio quella di un elogio come quella della Pulce.

Messi (LaPresse)
“Non è direttamente colpa sua ma ha causato danni enormi al calcio perché tutti hanno passato dieci anni a cercare di imitarlo. Questa idea di gioco ha rovinato il calcio italiano, tutti pensavano che quello fosse l’unico modo per giocare bene. Tutti passaggi orizzontali, una tale noia che ha allontanato tanti tifosi, che ora guardano gli highlights: perché guardare 90 minuti di passaggi orizzontali? Per fortuna ora il calcio sta cambiando, anche la Spagna ha cambiato le cose vincendo l’ultimo Europeo giocando con più velocità” – ha detto l’ex allenatore.
La risposta di Pep è stata poi ironica: “Non è la prima volta che il signor Fabio Capello dice questo. Non sono abbastanza bravo per rovinare il calcio italiano. Il calcio italiano è molto più importante del modo in cui lo facciamo. Un grande abbraccio a Fabio, un grande abbraccio”. Ma allora la domanda sorge spontanea, se anche la sua stella prediletta, Messi, ha detto questa farse, come avrebbe “rovinato” il calcio, l’allenatore che negli ultimi 15 anni lo ha reso molto più bello? Proviamo a riassumere in tre punti.
Come Guardiola (non) ha rovinato il calcio
Imputare a Guardiola la colpa sul “calcio noioso” che si è visto per anni e ancora si vede in alcune squadre è come accusare chi passava il compito a scuola e non al compagno che magari lo copiava male. Si guarda il dito e non la luna. Pep dopo gli anni gloriosi al Barcellona con il Tiki Taka e il falso nove ha dominato il mondo. Ma poi ha saputo adattarsi alle altre culture e già al Bayern Monaco ha cambiato il suo modo di vedere le cose.
NON CONOSCERE LA CULTURA
E qui entra in gioco il primo motivo che porta qualche allenatore a scimmiottare alcune ideologie: non sapere dove ci si trova. Conoscere l’ambiente di lavoro fa la differenza in tutti i settori, anche nel calcio. In Germania amano un gioco più verticale e diretto, soprattutto al Bayern Monaco e Pep è stato bravo a conciliare le due cose. Certo, la Champions non vinta è il suo più grande rimpianto, ma di trofei in bacheca ne ha portati molti. Al contrario molti altri tecnici non hanno la forza o la volontà di adattarsi all’ambiente e questo è stato ad esempio uno dei motivi che ha fatto perdere la panchina a Thiago Motta alla Juventus.

Kevin De Bruyne e Pep Guardiola (LaPresse)
NON EVOLVERSI
Saper reinventarsi è stata l’arma vincente di Guardiola negli anni. Al Barcellona ha giocato sempre con il 4-3-3 e ha saputo valorizzare tutti i giocatori a disposizione, cambiando anche qualcosa in base all’avversario. Come nella famosa notte prima del Clasico contro il Real Madrid quando ha comunicato a Messi di fare il falso nove. Al Bayern Monaco ha poi mostrato anche un 4-2-3-1 mascherato e infine al Manchester City ha sperimentato ancora di più, arrivando a schierare un 3-2-4-1 o 3-2-2-3 in fase di possesso, andando a riprendere i vecchi schieramenti WM dell’Arsenal degli anni 30 con Chapman. Ma è inutile perdersi in “spiegoni” e altre chiacchiere. Questo ci dimostra che Pep si è saputo evolvere e cambiare e chi ancora parla di Tiki Taka è rimasto indietro di 15 anni. Lo spagnolo ha lasciato un’impronta, che per gli altri più che un riferimento è diventata un’ombra.
PRIMA IL MODULO, POI I GIOCATORI
Guardiola negli anni ha sempre migliorato i giocatori, facendogli scoprire doti che neanche loro sapevano di avere. Spesso oggi molti tecnici mettono al primo piano le loro idee rispetto il valore dei singoli. E qual è il risultato? Calciatori ingabbiati e che non riescono ad esprimere il loro talento. E qui arriviamo al finale: l’arrogante è Guardiola o chi non ha saputo cogliere i suoi insegnamenti?
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