Dal 2000 al 2003 al Parma, con una breve parentesi intermedia all’Hellas Verona (da ottobre 2000 fino al termine della stagione); sei mesi alla Fiorentina nella stagione 2009-2010, protagonista di uno scambio che portò Giampaolo Pazzini alla Sampdoria. Emiliano Bonazzoli è lo storico doppio ex della sfida di Serie A tra la Viola di Palladino e i crociati di Cristian Chivu: all’Artemio Franchi di Firenze (calcio d’inizio ore 15:00) ci sono in palio punti pesanti per la zona Champions e per la salvezza.
Intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni l’ex allenatore del Lecco ha riavvolto il nastro dei ricordi, soffermandosi sul momento attuale delle due squadre, ma anche sul suo futuro da tecnico: “Spero di tornare presto in panchina, già l’anno prossimo. I campionati sono quasi finiti, mancano quattro giornate in B, tre in C, questo è il range in cui voglio rimanere, sto lavorando per la prossima stagione. Mi piacerebbe fare un’esperienza all’estero, confrontarmi con altri campionati. Nei top 5 europei è più difficile, ma vediamo se si presenterà qualche opportunità”.

Emiliano Bonazzoli, ex allenatore del Lecco – Lapresse
Fiorentina-Parma è la tua partita, hai giocato con entrambe, che esperienze sono state da calciatore?
“Parma è stata la prima squadra, dopo il Brescia, a notare il mio valore come calciatore. Dopo il Brescia ho avuto qualche esperienza in Serie A, poi in Serie B, ma il Parma è stata la prima società con una storia importante a credere davvero in me”.
“Il primo anno andai in prestito al Verona per avere più spazio e continuità (da ottobre 2000 fino al termine della stagione), l’anno successivo (2001-2002) la società mi ha confermato e ho giocato con regolarità a Parma”.
“L’inizio a Parma è stato un po’ complicato: l’obiettivo iniziale era qualificarsi alla fase a gironi di Champions League e invece fummo eliminati dal Lille ai preliminari. Io ero ancora fermo a causa di un infortunio dell’anno precedente, uno strappo muscolare che mi ha tenuto fuori cinque mesi. Partendo così male, ci siamo trascinati dietro problemi per tutta la stagione: infortuni, cambi di allenatore, varie difficoltà. Alla fine ci siamo salvati solo nelle ultime giornate. Giocai molto di più in Coppa Italia e in Coppa UEFA, ritagliandomi diverse presenze, segnando anche qualche gol e arrivando fino alla vittoria della Coppa Italia“.
Firenze, sei mesi brevi, ma intensi e significativi…
“Sono arrivato in un gruppo fortissimo, in una squadra che era terza, quarta o quinta in classifica.
Venivo via dalla Sampdoria perché non avevo spazio: c’era la possibilità di fare uno scambio con Pazzini. Anche lui era in una situazione simile: a Firenze non trovava molto spazio, vista la presenza di Gilardino come prima punta titolare. A me andò bene questo scambio. Sapevo che non avrei giocato subito, che avrei fatto panchina a Gilardino“.

Cesare Prandelli, ex allenatore della Fiorentina – Lapresse
Volevo cambiare aria, e sono arrivato in una squadra fortissima, con un gruppo coeso, un allenatore importante, un’esperienza significativa. Cesare Prandelli era uno degli allenatori più in voga in quel periodo. Furono sei mesi molto belli per me: riuscii a ritagliarmi qualche spezzone di partita, davanti a un grandissimo pubblico, ho avuto l’opportunità di giocare in una città stupenda come Firenze e per una società importante come la Fiorentina. Sei mesi brevi, ma intensi e significativi“.
Quante possibilità ha la Fiorentina di arrivare in Champions, quante il Parma di salvarsi?
“Il Parma arriva da un momento delicato: ha recentemente cambiato guida tecnica e cercherà di raggiungere il prima possibile l’obiettivo salvezza. Non sarà semplice affrontare una Fiorentina che ha ben figurato in Conference League e punterà a confermarsi anche in campionato, con l’ambizione di conquistare il quarto posto. Entrambe le squadre saranno spinte da una motivazione totale, pur lottando per traguardi differenti: è proprio per questo che proveranno in ogni modo a conquistare i tre punti“.

Raffaele Palladino, Fiorentina – (Lapresse)
Sei un allenatore anche tu in questo momento. Che ne pensi del percorso di Palladino da Monza a Firenze?
“Firenze non è un ambiente semplice, e Palladino sta facendo bene, anche se in un certo momento è stato criticato dalla tifoseria. Lo seguo da tempo: è stato allenatore di mio figlio a Monza, quando allenava i più piccoli. Già da allora si vedeva che era portato: parlava molto coi ragazzi, gestiva bene il gruppo. Poi, quando è passato alla prima squadra, ha dato una vera scossa al Monza. Da lì il suo percorso è stato in continua crescita”.
“Ha dimostrato di essere un allenatore giovane, preparato, con idee moderne. Non è facile prendere una nuova squadra e cambiarne l’impostazione, ma ha fatto bene sia in campionato che in Coppa. È normale avere dei cali fisici o mentali durante la stagione: capita a tutte le squadre. Le critiche arrivano quando mancano i risultati, ma lui è stato bravo a riprendere il cammino positivo. Vedremo dove arriverà in questo finale di stagione”.

Cristian Chivu, Parma – Lapresse
Come giudichi invece la scelta del Parma di puntare su un tecnico esordiente in Serie A come Chivu, per il momento premiato dai risultati?
“Chi ha fatto questa scelta sicuramente conosceva già Chivu. È vero che non aveva esperienze precedenti in prima squadra né in Serie A né in Serie B, ma ha allenato bene le giovanili dell’Inter. Ha dimostrato di saper lavorare con i giovani, e il Parma è una squadra giovane. Penso che anche questo abbia inciso nella decisione”.
Fiorentina-Parma sarà anche una sfida tra attaccanti: da una parte Kean, dall’altra Bonny e Pellegrino. Chi dei tre si avvicina di più a quello che è stato il tuo stile di gioco?
“Un tempo l’attaccante era una sorta di “boa”: giocava spalle alla porta, faceva salire la squadra, era un punto di riferimento statico. Ora, invece, gli si chiede molto di più. Deve saper legare il gioco con il centrocampo, occupare gli spazi, rifinire, creare superiorità. Serve un attaccante più completo, più intelligente nei movimenti e nella lettura delle situazioni”.

Moise Kean, Fiorentina (LaPresse)
“Uno come Kean incarna perfettamente questa evoluzione: è un centravanti moderno, completo, capace di attaccare la profondità, tenere palla, usare la sua forza fisica. Oggi è senza dubbio la sua arma principale, e sta facendo benissimo sia con la Fiorentina che con la Nazionale. Ha finalmente raggiunto quel livello di maturazione che tutti si aspettavano”.

Mateo Pellegrino, Parma – Lapresse
“Pellegrino è un attaccante che ricorda un po’ i profili di una volta: molto bravo nel proteggere palla, gioca bene spalle alla porta. Però, nel calcio di oggi, gli allenatori chiedono qualcosa in più, un contributo più ampio alla manovra. Pellegrino non l’ho visto tantissimo, per statura e caratteristiche fisiche ricorda il mio modo di interpretare il ruolo da prima punta. Bonny, invece, è più una seconda punta: si abbassa, dialoga con i centrocampisti, si muove tanto”.
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Giuseppe
13 Aprile 2025 at 9:52
servizio eccellente ben articolato,un bravo al giovane giornalista Bellino