“Ciclo finito”. Critiche feroci e pesanti. Tanti, forse troppi, i messaggi ricevuti e quanto si è letto in giro dopo il ko di Firenze. Brutto, bruttissimo per chi ambisce a portare a casa ogni trofeo. Ma c’è anche da dire che una partita nell’arco di un campionato si possa anche sbagliare e su questo l’allenatore dell’Inter, Inzaghi, se n’è assunto la responsabilità.
Il tecnico nerazzurro ha fatto da catalizzatore e questo, come ha sottolineato nel post a San Siro, è stato un fatto positivo perché “i ragazzi sono rimasti tranquilli”. Quattro giorni in cui si è letto di tutto e di più sulle capacità dell’allenatore e di alcuni giocatori. Ma la risposta, come sempre, è arrivata sul campo (con annesse polemiche).
Inzaghi-Inter e le critiche eccessive
A volte diventa più facile criticare che non analizzare nel complesso i veri perché dello stop di Firenze. Come detto, una sconfitta o una partita no possono capitare, poi si può disquisire sull’atteggiamento, la voglia e tante altre cose ma a distanza di pochi giorni l’Inter ha dimostrato quale sia veramente.
Una risposta di gruppo e i segnali sono arrivati direttamente dal capitano. Lautaro ha chiamato più volte il pubblico a incitare, anche dopo il gol. Ma anche Inzaghi verso fine gara si è rivolto alla Curva Nord e ha chiesto di cantare e di sostenere la squadra. Non capita spesso ed è per questo che c’è da sottolineare ancor di più questa immagine.
La squadra è rimasta in una bolla in questi giorni, senza ritiro ad Appiano, e ha maturato consapevolezza, rabbia e voglia di rivalsa. La stessa che poi si vista in campo nel 2-1 finale. Tornando alle critiche, però, non si cancellano e l’errore è l’aver pensato che una partita potesse minare le certezze di una rosa che gioca assieme da diversi anni e con un allenatore in grado di farla crescere stagione dopo stagione.
I numeri parlano chiaro: 5 sconfitte stagionali (2 con il Milan) e soltanto due in campionato. Più facile vedere le cose che non vanno, ma in Italia funziona così e ogni volta si sentono tante critiche (gratuite) al primo errore. Ma Inzaghi questa volta ha fatto un po’ come Dante: “Non ti curar di loro ma guarda e passa”.
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